Tratto da “PICENUM” del poeta e
scrittore Francesco Panfilo
Al Matenano di è nome Vittoria,
Vergin Romana, che, narra l'istoria,
Quei disprezzando che si ardea
d'amore,
casta l'alma a Dio serba e casto il
core.
Velenoso dragone pianti e lutti
spargea spietato fra i romani tutti
nessun rimedio v'era a tanto male;
nessun fugar potea l'angue
infernale.
La Verginella, disarmata e sola,
fidando sol di Dio ne la parola,
rinchise il serpe dentro una caverna
e il popol convertì a Fede superna.
Ma non risparmia morte quei ch'è
buono,
a niun l'iniqua d'immortal fa dono.
Nel Ciel, tra il foco, tra l'olio
bollente,
vola al bacio di Dio quell'alma
ardente.
Chi per Vittoria flagravo d'affetto
tristo or le infigge la psada nel
petto,
d'amor cangiato in odio stimolato,
per rendere il suo spirto in Ciel
beato.
Dal Lazio al bel Picen carro
trionfale
recava un giorno il corpo verginale
e al Matenan, col nome, dié
Vittoria
sede regale ed immortal gloria.
Preme or Vulcano il mantice e
Giunone
i dardi appresta per nova tenzone,
rimbomba il suon de' magici
strumenti
ch'alzano i fabbri d'gni parte
intenti
i cuprei vasi a fabbricare e intanto
dai caldi petti si sprigiona un
canto...