Cron.(0-600)

  • 220-230 d.C.    A Mauro Emiliano, nobile patrizio romano, sposato con una donna della nobile stirpe degli Amici, nasce l’unica figlia che fa battezzare ancora in fasce e le dà il nome di Anatolia Callistene, in ricordo della sua carriera militare fatta in oriente. Accanto a lei cresce un’altra fanciulla nata intorno all’anno 230, di nome Vittoria, anche lei appartenente alla illustre “Gens Anicia” per parte di madre, come vuole una ben consolidata tradizione, che ce le presenta come sorelle cugine, educate nella religione cristiana fin dalla nascita. I diversi codici della Passio, effettivamente, non fanno alcun cenno della famiglia della nostra eroina. Ma da una serie di circostanze, tra le quali l’alta posizione sociale di chi voleva farla sua sposa, possiamo indubbiamente asserire che ella appartenesse alla più cospicua nobiltà romana, e che fosse fornita di abbondanti beni di fortuna, come appare chiaro dal contesto della Passio.
  • 249 d.C.     Sul finire di quest'anno l’imperatore Decio  emanò un editto di proscrizione universale: ogni cristiano doveva presentarsi davanti alla commissione locale per declinare il nome, l’età, il luogo di nascita e le prove di identità personale. Dopo ciò, dai magistrati veniva invitato ad offrire incenso, libagioni ed a gustare le carni delle vittime; o, almeno, a bruciare l’incenso davanti alle statue degli Dei, o dell’Imperatore, e rinnegare Cristo. Chi si adattava a tutto ciò riceveva un certificato o “libellum”, munito di firma e data, ed era rilasciato in libertà.
  • 250 d.C. circa     Eugenio, giovane pagano, fidanzato di Vittoria, e Tito Aurelio che invece desiderava fidanzarsi con Anatolia, con pubblico rescritto, ottengono la tutela delle due vergini. Per le loro continue insistenze  riuscirono ad ottenere in seguito  dall’imperatore Decio che, cacciate da Roma, fossero relegate in Sabina, nei loro possessi. Vittoria fu condotta nella campagna del territorio di Trebula, e Anatolia nel territorio di Tora, luoghi incolti e squallidi, particolarmente adatti per soffrir la fame.
  • 253 d.C.     Vittoria, dopo aver negato più volte alle richieste di Eugenio, venne processata ed invitata a sacrificare alla dea Diana. A seguito del suo ennesimo rifiuto, Vittoria venne uccisa da Taliarco il 18 dicembre e sepolta il 23 dicembre nelle catacombe di Trebula Mutuesca (l'attuale Monteleone Sabino) nella stessa grotta dove scacciò il dragone, che divenne segno distintivo e ricorrente nella sua iconografia. Su denuncia dei sacerdoti pagani, fatta direttamente a Decio imperatore, il 9 luglio del 251 Anatolia era stata martirizzata a Tora nella Sabina e sepolta il giorno successivo. Il suo corpo fu trasferito al monastero benedettino di Santa Scolastica di Subiaco nel X secolo.
  • 370 d.C. circa     Gregorio da Catino ipotizza la fondazione del monastero di Farfa intorno al 370 d.C., ad opera di Lorenzo il Siro. Si crede che questi giunto a Roma insieme alla sorella Susanna dalla Siria al tempo di Giuliano l’Apostata, si fosse successivamente trasferito per fare apostolato in Sabina dove sarebbe stato eletto vescovo. Lorenzo aveva poi lasciato la dignità episcopale per divenire monaco, ritirandosi in un luogo detto Turianus, dal quale aveva espulso un pestiferum draconem, per poi fondarvi una chiesa. Qui era avvenuta la fondazione del monastero di Farfa nel casalis Acutianus, luogo contraddistinto da tre cipressi di grande altezza. La vita del monastero sarebbe durata meno di un secolo, in considerazione del fatto che il cronista farfense ne fissava la distruzione ad opera dei Vandali  al tempo dell’Imperatore d’Oriente  Zenone (474-491).
  • 413 d.C.     Alarico con i Goti depreda Fermo e tutto l’Agro Piceno.
  • 560-570 d.C.      Pur con ampi margini di incertezza la prima fondazione di Farfa dovrebbe essere avvenuta intorno al 560/570 ad opera del vescovo foronovano Lorenzo, su strutture romane precedenti che potevano anche essere di sua proprietà.
  • 566-569 d.C.     Nella basilica di Sant’Appollinare a Ravenna, fatta costruire da Teodorico nel sec. VI, vi vengono raffigurate per interessamento del vescovo Agnello, 22 vergini che offrono a Cristo la palma del loro martirio. Fra esse figurano Vittoria ed Anatolia. Santa Vittoria  figura al quinto posto nella meravigliosa processione delle Martiri dopo Eugenia, Cristina, Savina, Anatolia, e prima di Paolina, Emerenziana, Daria, Anastasia, Giustina, Felicita, Perpetua, Vincenza, Valeria, Crispina, Lucia, Cecilia, Eulalia, Agnese, Agata, Pelagia, Eufemia.
  • 592 d.C. circa     L’occupazione longobarda, completatasi intorno al 592, provocò una profonda modificazione dell’assetto territoriale e politico della Sabina, con il conseguente inglobamento nel ducato longobardo di Spoleto.

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