giovedì 28 agosto 2025

crollo stucchi

 

Crollano gli stucchi seicenteschi nella Chiesa della Resurrezione: una ferita al patrimonio di S. Vittoria in Matenano

Cari concittadini, con profondo rammarico scrivo per condividere un fatto che ci riguarda tutti: nei giorni scorsi, alcuni stucchi seicenteschi della Chiesa della Resurrezione sono crollati. Un evento che non può essere liquidato come semplice incidente. È una ferita al cuore del nostro patrimonio, alla memoria collettiva, alla bellezza che ci è stata affidata.

Questi stucchi non erano solo decorazioni: erano testimoni silenziosi di secoli di storia, di fede, di arte. Il loro crollo rappresenta una perdita irreparabile, e ci impone una riflessione seria su come stiamo custodendo ciò che ci è stato tramandato.

Negli anni passati sono stati effettuati interventi di messa in sicurezza. Eppure, il risultato è sotto gli occhi di tutti: qualcosa non ha funzionato. È lecito porsi delle domande non tanto se quei lavori siano stati eseguiti con la dovuta competenza (lo spero!),ma se siano stati monitorati nel tempo, se siano stati pensati con lungimiranza o solo come risposta temporanea a un’emergenza.

All’amministrazione comunale rivolgo un appello sincero: la tutela del patrimonio non può essere affidata alla buona volontà o all’improvvisazione. Serve una strategia chiara, una manutenzione costante, il coinvolgimento di esperti qualificati e, soprattutto, una visione culturale che metta al centro la bellezza come bene comune.

Non si tratta di cercare colpevoli, ma di costruire soluzioni. Serve trasparenza, responsabilità e collaborazione. La comunità ha il diritto di sapere, e il dovere di partecipare.

La Chiesa della Resurrezione merita rispetto. I suoi stucchi, le sue pietre, le sue storie non possono essere lasciati all’incuria. Che questo crollo sia un monito: la bellezza non si protegge da sola. Ha bisogno di cura, attenzione e amore. E noi, come cittadini, abbiamo il dovere di pretenderlo.




venerdì 25 luglio 2025

INSIGNE COLLEGIATA-SANTUARIO DI SANTA VITTORIA

 Tratto dalla relazione di Don Giuseppe Crocetti

   Nel 1770, a seguito di ripetuti fenomeni atmosferici e scosse di terremoto che avevano causato gravi danni all’interno del monastero ed in particolare alla Chiesa con gravi cedimenti a tutta la struttura ed in special modo alla torre campanaria, l’Arcivescovo di Fermo, Card. Urbano Parracciani, inviò alcuni periti di sua fiducia per esaminare e valutare l’eventuale possibilità di mantenere in piedi la vecchia Chiesa. Tutti però, furono concordi nel riferire che non era affatto conveniente spendere altro denaro in tal senso.
   Fu così che il 5 giugno 1771, tutti i Canonici riuniti in Capitolo Generale, decisero di procedere alla demolizione della chiesa e della struttura monastica pericolante e di procedere alla costruzione di una nuova Chiesa, da collocarsi in luogo più sicuro e comodo.
   Il 15 agosto 1771 il Sarcofago con le reliquie di S. Vittoria fu trasferito nella Chiesina di S. Maria della Valle “con grande pompa e con l’intervento di tutte le confraternite e con il concorso di molto popolo devoto; quel Sarcofago fu posto su di un carro riccamente bardato e con solennità grande trainato da due forti ed eleganti cavalli.”, ove, per venti anni, raccoglierà il capitolo dei Canonici “benché poco adatta per la sua piccolezza”.
   Mancava solo di affidarsi ad un architetto capace di prendersi un così grande impegno. Probabilmente fu il Vicario Foraneo, il Canonico Marinelli, nativo di S. Severino, a suggerire il nome del Mastro muratore Antonio Fazi, suo compaesano.
   Il 1 marzo 1774, dinanzi al notaio Giuseppe Pacioni, il medesimo si obbligò a costruire in dieci anni la nuova Chiesa Collegiata. Il disegno da lui stesso presentato ed approvato dal Capitolo, aveva un impianto a croce greca a tre navate, con due torri in facciata; sul fianco destro un oratorio per l’insegnamento della Dottrina Cristiana e dall’altro la Sacrestia e due camere per i Canonici. Tale progetto forse doveva ispirarsi all’antica chiesa che aveva appunto tre navate, e difatti la lapide apposta nella prima pietra dice “parum a veteri immutato”; le due torri volevano ricordare l’abbazia di Farfa, da cui S. Vittoria dipendeva da secoli.
   Dopo qualche mese furono iniziati i lavori: demolite le Chiese di S. Croce, della Madonna della Misericordia, della SS. Trinità, ed accantonato il materiale riutilizzabile fu iniziato il livellamento del terreno e portati a buon punto gli scavi per le fondamenta. Ma ecco farsi avanti il primo intoppo.
   Il Fazi nello stesso tempo si era aggiudicato l’appalto per i lavori di fortificazione del Paese presso Porta S. Salvatore e preferì dare precedenza a questi lavori e per far più in fretta utilizzò molto materiale recuperato dalle rovine della vecchia Chiesa di S. Vittoria.
   I Canonici ne chiesero il compenso, ma invano. Essendo il Fazi gravato da molti debiti ne fu chiesto il fallimento e il conseguente annullamento del contratto.
   Poiché le fondamenta erano già scavate, per ovviare ai danni delle piogge autunnali, i Canonici richiesero all’Arcivescovo di Fermo di voler delegare uno di loro a benedire e porre la prima pietra, prima di procedere al riempimento delle fondazioni. La delega fu spedita in favore del Priore Don Giuseppe Terribili, il quale nella qualifica di Parroco e di Prima Dignità Capitolare dal 1758 al 1802, seguì tutto l’iter edificativo della nuova Collegiata.
   L’11 settembre di quell’anno fu posta la prima pietra, benedetta nella forma prescritta dal Rituale Romano, unitamente alla scatola di piombo contenente le Reliquie dei Santi Biagio, Vitale, Donato, Saturnino, Agnese, Orsola ed Ippolito…un po’ di terra del S. Sepolcro di Nostro Signore, del Tempio di Salomone e dell’Arca di S. Vittoria. Sopra la pietra fu posta la seguente iscrizione, incisa su lamina di rame che recita:
 “Templum – D.O.M. – 
Deiparae Victoriae Virgini et Martiri et Benedicto sacrum –
 Saeculo X reparata salutis ineunte – Petro Farf. Abate –
 excitatum – squalidum vetustate temporumque iniuria callabescens –
 Clemente XIV Pont. Max. –
 Urbano Parracciani Cardinali Antistite Principe Firmano –
 annuentibus atque facientibus – collegium canonicorum –
 etiam aere pubblico ac piorum Sodalitatum corrogato"

 tradotta dal testo latino suona così: “Questa chiesa è dedicata a Dio ottimo massimo, alla Madre di Dio, a S. Vittoria V.M., e a Benedetto. Da Pietro, abate farfense, era stata edificata agli inizi del sec.X della nostra redenzione; divenuta squallida per antichità e cadente per l’ingiuria del tempo, con l’assenso e l’aiuto del Papa Clemente XIV e del Card. Urbano Parracciani Arcivescovo e Principe di Fermo, il Collegio dei Canonici, con il contributo del Comune e delle pie Confraternite ne curò la ricostruzione in luogo più stabile, in forma non molto diversa dall’antica, ponendovi la prima pietra l’11 settembre 1774.”
   Vi furono poste anche 8 medaglie di metallo di cui una con l’immagine della Madonna di Loreto.
    Finalmente il 27 agosto 1783, dinanzi al notaio Nicola Discreti e l’Arcivescovo di Fermo Card. Andrea Minnucci, fu stipulato il contratto con ‘Arch. Pietro Augustoni da Como, che accettò in linea di massima il progetto ideato dal Vassalli riservandosi di apportare qualche modifica per adattarlo alle fondamenta del Fazi. Per la fornitura di pietra, calce, sabbia, mattoni, coppi e pianelle si attivarono cave e fornaci nel territorio, mentre per l’accantonamento del materiale a pié di fabbrica concorse la cittadinanza tutta con prestazioni di volontariato.
Dopo soli tre anni nel 1786, la Chiesa risultava “quasi interamente coperta nel suo tetto, insieme alla sacrestia…” mentre la torre era stata condotta fino allo spiccamento dei finestroni ove verranno installate il 21 ottobre 1787 le famose campane. Tutto il lavoro di falegnameria fu eseguito nella bottega del Mastro Domenico Brunetti, residente a S. Vittoria fin dal 1764, costruttore del coro di forma rettangolare per l’antica Chiesa di S. Vittoria. Il figlio Giuseppe nel 1793 lo ricostruì con opportune aggiunte, collocandolo nell’abside semicircolare della nuova chiesa Collegiata. La decorazione della Chiesa e della cripta con cornici, cornicioni e capitelli, la costruzione delle Cappelle per gli Altari, gli altorilievi e le sculture in gesso marino sono opera del Mastro Domenico Fontana, artista lombardo che godeva la fiducia dell’Arch. Augustoni; questi vi lavorò negli anni 1790/91. Per le pale degli altari minori furono riutilizzate alcune tele della vecchia Chiesa con adattamento alle nuove misure.
    Alla scadenza contrattuale di dieci anni l’Augustoni aveva portato a compimento l’opera monumentale.
  “A mezzogiorno del 15 agosto 1793 il Vicario Foraneo, Canonico Giuseppe Marinelli, delegato dall’Arcivescovo di Fermo, procedette alla Benedizione solenne della nuova Chiesa” alla sera dello stesso giorno i Canonici, il Clero, il Magistrato e gran concorso di popolazione sfilarono in solenne processione per riportare le Reliquie di S. Vittoria nella nuova Chiesa dove furono definitivamente sistemate nella cripta il 20 agosto 1793.
  Il 6 maggio 1798, in tempo di Rivoluzione Francese, avvenne la solenne cerimonia della Consacrazione ad opera del Ven.le Giuseppe Menocchio, Vescovo di Ippona.

   Oggi, ogni santavittoriese gode e si vanta di possedere una chiesa monumentale in stile neo-classico, da annoverare tra le più belle e più grandi chiese erette nella diocesi di Fermo. Ma non tutti sanno quanto è costata in sacrifici, travagli e denaro ai nostri antenati del secolo XVIII.
La costruzione della Chiesa costò al Capitolo complessivamente la somma di 25.000 scudi, senza tener conto del legname adibito nella costruzione e per alimentare le fornaci di mattoni, e senza calcolare i materiali recuperati nella demolizione del vecchio complesso monastico e delle tre chiese site alle falde del colle Matenano.
   Da quanto è stato esposto in questa ricostruzione storica maturano alcune riflessioni, degne di essere sottolineate, innanzi tutto si evidenzia la grande volontà di tutti i santavittoriesi per riuscire nella grandiosa impresa, senza ricorso a sussidi governativi, che in quei tempi non erano previsti. Poi il fatto che né il fallimento del Fazi, né il disaccordo con il Vassalli, pur procurando qualche ritardo, riuscirono a far desistere dall’impresa. Di notevole rilevanza è da considerarsi il contributo di quell’Amministrazione Comunale che si impegnò per la somma di 600 scudi; per eguale somma più tardi nel 1862, acquistò dalla Cassa Ecclesiastica del Risorgimentale Governo Italiano tutto il convento con Chiesa e orto di S. Agostino, ora sede del Comune ed altri uffici distrettuali.


Nel 1783, senza gru, computer o fondi europei, con determinazione e rispetto degli impegni, in appena dieci anni la comunità eresse dal nulla la maestosa Chiesa Collegiata di Santa Vittoria in Matenano. Oggi, con tutta la tecnologia, i tecnici, i fondi pubblici e le promesse politiche, nove anni dopo il terremoto non si riesce nemmeno a completare un progetto. Non la ricostruzione — il progetto. Fa pensare che il vero terremoto non sia stato quello del 2016, ma quello morale, quello che ha scosso il senso di responsabilità, la visione, il coraggio. Dove una volta si agiva, oggi si "temporeggia"!!

lunedì 19 agosto 2024

 SANTA VITTORIA IN MATENANO – Parlare di arte nei piccoli borghi è sempre complicato ma la passione e attenzione dei giovani dell’Associazione Equilibri ha permesso di organizzare un momento di riflessione su un gioiello del nostro territorio, la piccola cappella degli innocenti allocata affianco alla chiesa della Resurrezione all’apice del colle del Cappellone Farfense.

L'Associazione Culturale Equilibri APS che gestisce la Biblioteca Comunale di Santa Vittoria in Matenano, in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Santa Vittoria in Matenano, è lieta di presentare il prossimo appuntamento della rassegna culturale #FUORIBIBLIOTECA: Letture | Incontri | Parole. 
Lunedì 12 agosto, Percorsi gotici nel Piceno: Gli affreschi del Cappellone di Santa Vittoria in Matenano alle ore 21:30 con la Prof.ssa Giulia Spina, storica dell’arte già curatrice di diverse mostre dedicate alla pittura del Trecento e Quattrocento tra Umbria e Marche. 
 afferma il presidente dell’Associazione Equilibri Bernardo Tanucci < vien ospitato come di consuetudine nel suggestivo cortile di Palazzo Monti, si propone di offrire un ricco programma di incontri con autori, letture e riflessioni su temi culturali, storici e ambientali>
La rassegna #FUORIBIBLIOTECA vuole promuovere la cultura e la lettura all'aperto, offrendo ai cittadini l'opportunità di partecipare a eventi di alto valore culturale in un contesto unico e suggestivo, per questa serata è prevista la partecipazione dell’Arch. Giovanni Issini, Soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata (MARCHE SUD) afferma con orgoglio il Sindaco Fabrizio Vergari .


La serata è ad ingresso libero e sarà coordina dall’Arch. Paolo Concetti - tecnico del Comune Santa Vittoria in Matenano (FM) e sarà un momento importante per raccontare la chiesa della Resurrezione di Santa Vittoria in Matenano, che domina il colle su cui il borgo si inerpica, costituendo ciò che rimane dell’antico monastero farfense edificato a partire dal X secolo e demolito quasi interamente nel 1771.



giovedì 20 giugno 2024

SANTA VITTORIA, SANTA D'ATTUALITA'

Santa Vittoria, vergine e martire romana, può ben chiamarsi se può passare l’espressione una santa completa e moderna.

Ella fu vergine; ma la sua verginità fu una verginità cosciente, insidiata e difesa strenuamente a prezzo della vita. Vittoria non ignorò le gioie e le dolcezze che avrebbero potuto sorriderle nella vita di sposa, dato che non le mancò la possibilità di concedere la sua mano ad un giovane nobile e bello e di entrare come regina nella casa nuziale.

Ella poté dunque misurare l’entità del suo sacrificio ed il valore della sua offerta. Ma posta dinanzi al dilemma: o rinunciare alla sua verginità ed aprire dolcemente il suo cuore ad un amore umano, sia pur lecito e benedetto da Dio, rimanere fedele al Cristo cui si era consacrata, andando incontro quasi certamente alla persecuzione e al martirio, ella non esita e sceglie la via gloriosa ed insanguinata del combattimento. Il suo giglio non crebbe in un giardino chiuso e ben difeso, ma in mezzo alle spine, in balia del vento della tentazione.

Santa Vittoria è una santa fedele. La sua fedeltà fu provata lentamente come l’oro nel crogiuolo. Ella fu martire: testimone del Cristo, testimone della verità; ma il suo martirio non fu rapido e glorioso, bensì estenuante ed oscuro. Per lunghi mesi e forse per anni ella languì nella tetra prigione di Eugenio e certamente in quel periodo non le furono risparmiate lusinghe e minacce. Probabilmente Ella conobbe anche l’ora buia della tentazione; l’ora delle tenebre, nella quale il mondo soprannaturale illanguidisce ed il sacrificio sembra sterile e vano. Forse il terribile dragone di cui parlano gli Atti, quel dragone che Ella vinse e scacciò, altri non era che l’eterno avversario dell’uomo, che s’aggira come leone ruggente intorno alla preda, per divorarla. Vittoria vinse anche la prova estenuante del tempo e nei mesi dell’esilio ornò la sua veste nuziale di gemme fulgenti, in attesa di impreziosirla dell’ultimo più splendido rubino.

Ma S. Vittoria fu anche apostola; e questo tratto l’avvicina singolarmente ai tempi nostri. Gli Atti insistono troppo su questo argomento perché se ne possa dubitare. La sua persona verginale irradiava quel Cristo che Ella possedeva interamente. Durante l’esilio Ella non perse il suo tempo, ma quasi ape industriosa lavorò indefessamente nella vigna dello Sposo. E nell’ora del martirio un coro di vergini paraninfe la scortò al trono del Re.

È singolare che questa dolce Vergine abbia riscosso tanta venerazione da parte degli austeri monaci benedettini, il cui genere di vita sembrerebbe tanto lontano da quello che Ella condusse. Mi sembra che a questa gentile devozione non sia estranea una certa qual cavalleria, del genere di quella dei bianchi monaci di Clairvaux per la dolce Regina del cielo. Ma se osserviamo bene c’è pur qualche cosa che lega misteriosamente ma intimamente i monaci di Farfa alla Vergine romana. Nella regola benedettina regna sovrana una virtù squisitamente latina: l’equilibrio: “ora et labora”. Un sommo rispetto per la libertà umana brilla nelle immortali pagine del grande patriarca, il quale voleva che il legame del cristiano non fosse la pesante catena di ferro degli schiavi, ma la dolce catena dei liberi figli di Dio. di Dio. Ebbene: nel carattere della soave vergine appare un singolare equilibrio ed una somma consapevolezza della dignità umana e cristiana. Ella scelse liberamente e coscientemente la sua strada; liberamente e coscientemente lottò per il suo ideale; seppe essere forte nella fede, paziente nell’esilio; in tutta la sua vita pregò per non cadere in tentazione e lavorò per non essere trovata a mani vuote all’arrivo del Padrone; non cercò, come fecero alcuni martiri, deliberatamente il martirio, ma quando fu necessario morire, seppe morire per il suo ideale. Fedele al suo nome, Ella vinse anche l’ultima battaglia.

(V. Genovesi)

Dopo una lunga pausa, sono felice di annunciare il mio ritorno sul blog,

proprio in occasione di una giornata speciale: il 20 giugno, il compleanno,

potremmo dire, del nostro amato paesino. Santa Vittoria in Matenano.

Con l'augurio che questo giorno torni ad essere un momento di riflessione e di

celebrazione per la nostra comunità. Un'occasione per ritrovarsi, ricordare le

nostre radici e guardare con speranza al futuro.

venerdì 8 maggio 2020

La nostra terra continua a tremare....


  Tranquillo nonno...non lo fecero i barbari, non lo abbiamo fatto noi...non lo farà neanche il
  terremoto  (almeno spero!!!)

martedì 7 aprile 2020

PREGHIERA A SANTA VITTORIA (in tempo di Covid-19)




Come Domiziano signore di Trebula, ai tempi del tuo martirio, anche noi oggi ci rivolgiamo a te oh dolcissima Vittoria, nostra Santa Patrona!
Come i nostri nonni durante il secondo conflitto mondiale, anche noi oggi chiediamo il tuo intervento in questo momento di grandissimo dolore.
Ascolta il grido di chi soffre e di chi muore, proteggi le nostre famiglie e le nostre case, resta vicino a chi ti implora e scaccia da noi questo male.

  • “Come aveva promesso, Vittoria venne di venerdì. Pregò e digiunò fino a tutto il sabato seguente. Allo spuntar della domenica, perseverando nella preghiera, si mise in cammino.  Mentre continuava a pregare e a camminare, si associò a lei, l’Angelo del Signore, che le era già apparso; ed egli stesso incominciò a far da guida lungo il suo cammino. (…)  Confortata così, Vittoria entra nella città dopo il canto dei galli; le viene incontro Domiziano con tutti i cittadini; al suo ingresso la segue tutto il popolo. Giunti alla spelonca del dragone, Vittoria gridò ad alta voce: -Nel nome del Signore Gesù Cristo esci da questo luogo, o pessimo dragone; dà onore al Dio vivo e vero, va là dove non abitano uomini, né animali, né cosa che spetta agli uomini, dove l’agricoltore non ara, né risuona la voce dell’uomo. Allora il dragone uscì fuggendo con corsa rapidissima, quasi che fosse stato percosso da flagelli. In seguito non vi fu più traccia del suo fetore, né delle sue orme.”  (Crocetti-Settimi, Vittoria e Anatolia, Fermo 1973)

  • Nella primavera del 1944  i capifamiglia di S. Vittoria in Matenano fecero ricorso alla Santa Patrona, col consenso dell’Arcivescovo, con voto pubblico e solenne, chiedendo di essere risparmiati dal flagello della guerra. Scrive il Priore D.Filomeni nel suo diario parrocchiale: “18 giugno 1944, domenica: il pericolo della guerra si fa minaccioso ed imminente… per il pomeriggio si convoca la popolazione per un’Ora di Adorazione nella cripta di S. Vittoria…fu veramente un’ora di pianto e di commozione…”  (i tedeschi avevano fissato sul Matenano il Comando di Tappa, nella loro fase di ritirata strategica).  “20 giugno: proprio oggi, festa di S.Vittoria, i tedeschi decidono di lasciare il nostro paese…Siamo liberi!...”  (Crocetti, Preghiamo con S.Vittoria, Fermo 1977)



“Volgi dal ciel benevolo, 
il guardo tuo quaggiù:
 Santa Vittoria, aiutaci,
 prega per noi Gesù.”


mercoledì 10 luglio 2019

SINFONIETTA FARFENSE

Un idea entusiasmante, una sfida accattivante, un progetto ambizioso...
Cinquanta musicisti da tutto il mondo che si ritrovo insieme per la prima volta in un luogo prescelto,
per trascorrere una settimana di vacanza, studio in ensemble e concerto finale.
Scoprire se davvero la musica è il linguaggio universale??...da quello che si nota per le vie di S.Vittoria in Matenano, sembra proprio di si. 
Un miscuglio di culture, lingue, tradizioni, abitudini, messe insieme dalla musica.
Due i concerti a conclusione di questo evento: sabato 13 alle 20:30 a S.Vittoria in Matenano e domenica 14 nel meraviglioso teatro di Offida.

P.S.
Il concerto di Sabato sarà ad ingresso libero, ma si raccoglieranno offerte per il restauro dell'Organo monumentale della Chiesa di S.Agostino, danneggiato dal terremoto del 2016.



giovedì 20 giugno 2019

NON LASCIARSI ABBATTERE...


Sono trascorsi circa tre anni dal mio ultimo post, ma è come fosse stato ieri perché, ahimé, c'è ben poco di nuovo da raccontare.
Purtroppo la situazione dopo il terremoto del 2016 non è migliorata di molto: diverse sono ancora le abitazioni inagibili con i proprietari in attesa che arrivi qualche buona notizia.
Anche le chiese stanno lì completamente fasciate e steccate come degli atleti dopo un grave infortunio.
In questo stato di empasse rimane pochissimo da fare...e quasi niente si muove.
Quasi...
In verità qualcosina sta succedendo, qualcosina di importante sta avvenendo...

Avevo terminato il post del 16 novembre 2016 con un invito ad essere coraggiosi e a rimboccarci tutti le maniche per ripartire e quell'invito è stato recepito. Da qualche mese alcuni giovani volenterosi e consci che non si può stare con le mani in mano ad aspettare che piova qualcosa dall'alto, si stanno rimboccando le maniche per dare alla nostra comunità un'opportunità, una spinta alla ripresa.
Un progetto ambizioso che hanno presentato con queste parole:

"Quando la terra trema" potrebbe essere il titolo del romanzo che vorremmo scrivere ed invece per adesso resta solo una sensazione, il ricordo di un evento che nel bene e nel male ha cambiato la nostra percezione della realtà. Viviamo in uno dei tanti paesini (il nostro ha poco più di milletrecento anime) che sono stati colpiti ed investiti dalla tremenda onda sismica del 30 ottobre 2016. Danni si, nessuna vittima e nessun ferito da noi, qualche sfollato. Tutto è passato, sembra, ma c'è un grande bisogno di ripartire, di non fermarsi al ricordo di quello che è stato ma buttarsi avanti con coraggio verso quello che sarà. Si, perché il terremoto è stato solo il culmine di anni di abbandono delle nostre terre, di incertezza verso il futuro e di disamoramento verso il nostro paese e le nostre origini. Da qui nasce un l'idea di un progetto che partisse in primis da un'esigenza culturale, non solo fisica. Ricostruiamo, si ma cosa? Un luogo di cultura; una biblioteca. Quando in un piccolo paese mancano dei riferimenti allora è il momento di crearne di nuovi. Abbiamo sentito come nostra questa esigenza e ci siamo prodigati presso l'amministrazione che ci ha dato un incarico formale di direzione, si ma di un luogo che esiste ancora solo nei nostri pensieri; un luogo che ha bisogno di essere riempito di libri, di volumi e di saperi. Siamo work in progress per questo e ci crediamo.

"Disamoramento verso il nostro paese e le nostre origini...". Questa è una questione che mi sta molto a cuore e che da diverso tempo cerco, nel mio piccolo, di approfondire ed in qualche modo fronteggiare ed è anche per questo motivo che ho accettato, malgrado non più tanto giovane, di dare una mano per la realizzazione di questa importante iniziativa.

Le nostre origini sono farfensi, quindi benedettine e da qui sono partito qualche mese fa, per un viaggio alla rilettura del pensiero e della Regola di San Benedetto, scoprendo che questo concetto è caro a diverse persone vicine e lontane a me. 

Serve ripartire con l'esempio ancora percettibile e tangibile dei benedettini, avvicinandoci alla loro regola, racchiusa nella locuzione  "ORA ET LABORA ET LEGE ET NOLI CONTRISTARI".

NON LASCIARSI ABBATTERE E VINCERE LA TRISTEZZA CON LA PREGHIERA, IL LAVORO E LA LETTURA.




venerdì 23 dicembre 2016

"Tunc sacerdotes Christi cum omni populo, sepelierunt eam mittentes pigmenta et linteamina biblea; repleverunt sarcophagum novum et ubi draconem expulerat, postuerunt corpus virginis Victoriae: Ubi exuberant orationes eius in salutem omniam Populorum". (Passio: Edita dal Paschini, pag. 42).