DESCRIZIONE
DEL MONASTERO FARFENSE
Tratta da “Santa Vittoria
Astro dello Stato Farfense” (di Giovanni Settimi)
(...) Era lunga palmi romani
180 e larga 70; misure che ridotte a metri, dicono circa 45 per 18.
Divisa in tre navi,
quella mediana doveva misurare palmi 30, pari a mt. 7 circa. Una descrizione
assai particolareggiata la troviamo nell’Inventario del 1771: allora era ancora
in piedi, ma era già stato stabilito di demolirla.
Seguiamo quel documento,
riducendolo a forma schematica:
NAVE DI MEZZO: Copertura a tavole,
lavoro eseguito da Giuseppe e Antonio Taliani, maestro d’ascia, e dipinte da
Saverio Pica, di Ascoli, nel 1699.
A CAPO: vi è il Presbiterio, che “…sta elevato dal piano
della chiesa due gradini… sopra il Presbiterio vi è un Cappellone corrispondente
in lunghezza (?) e larghezza alla prima nave della Chiesa, ornato di varie
statue di stucco e intagli a più ordini, rappresentati l’antiche figure
dell’Eucaristico Sacramento nel Vecchio e nel Nuovo Testamento. Quivi ha
sin’ora officiato il Capitolo che ha i suoi stalli in numero 17…”
È evidente
l’identificazione di questo “Cappellone” con quello che conserviamo. Qui
precisiamo che le pitture sono dovute a Francesco Braschi, eseguite nel
1658-59. Ma ci poniamo questa domanda: questo Cappellone faceva proprio parte
della nave antica di mezzo, o non sarà piuttosto un’aggiunta posteriore? Forse
in ultimo avremo elementi nuovi per suggerire una probabile risposta.
L’inventario del 1765 ci
fa sapere che “nel
mezzo del Cappellone è chiusa con una lapide la Bocca del cimitero…”
“Le colonne, che nella Chiesa sono sei, e delle
quali cinque hanno l’apparato, avendo una il pulpito (altrove dice: è in mezzo
alla Chiesa, dal corno del Vangelo), sono coperte di un telo rosso e di due
mezzo zalli, lunghi braccia tre e mezzo…”
“Nei piani sopra gli archi della nave, e
precisamente fra il Presbiterio e l’Altare di S.Giovanni Battista dal corno del
Vangelo e del S.Rosario dal corno dell’Epistola, l’apparato di nove teli…”
IN FONDO: “…si
scende per mezzo di tre archi e di cinque gradini nel sotterraneo ove ha
riposato sin qui il Corpo della nostra Santa. Il campanile sta elevato sopra…”
“Io sono stato a misurare l’altezza del muro che è
dietro l’altare di S.Vittoria, che tra l’altare et il muro c’è la cassa dove
per quel che intento, giace il Corpo di S.Vittoria: il quale muro è verso
levante, e sopra sta alla terra in modo che li fondamenti di detta muraglia
quasi sono al piano de li tetti delle case, in modo tale che subito che leva il
sole batte nella detta muraglia, non solo al pari del piano della detta
cappella di S.Vittoria, ma anche al basso, nella strada per la quale si entra
in quella porta principale.”
NEL SOTTERRANEO: vi erano tre altari:
nel mezzo quello di S.Vittoria, dinanzi all’Arca all’Arca; la “Disputa” di Nostro
Signore a sinistra e delle Reliquie a destra. Le pareti erano tutte affrescate
con episodi della vita di S. Vittoria e della Traslazione delle sue Reliquie.
NAVE SINISTRA
A CAPO: (dunque dalla parte del Presbiterio e del
Coro) “Un
piccolo Cappellone detto dei Santi Innocenti, perché raffigurante con pitture
alle pareti il mistero della loro strage; ed in esso era l’altare tutto posto
in oro della Santissima Vergine della Pace, poi trasportato in S. Maria della
Valle”. Anche qui è evidente l’identificazione col resto
che conserviamo. Ricordiamo però che tale Cappellone affrescato da Giacomo da
Campli nel 1470, è “gotico” e su una lesena del muro della nave principale è
incisa la data 1368: il che insinua che questo Cappellone sia stato costruito
in quest’epoca, addossato al “Cappellone” più grande. Probabilmente in parte
“sopraelevato” alla nave antica.
IN FONDO: a questa nave vi è una porta che per una
scalinata lunga tutta l’estensione del sotterraneo e posta fuori i ricinti
della Chiesa, conduce ad un’altra riguardante la strada per cui s’apre
l’ingresso rispettivamente e l’uscita della Chiesa.
In questa nave sono gli
altari dell’Addolorata di S. Antonio Abate e di S. Giuseppe tutti con cappella
di legno dorato, stucchi, quadri, ecc..
A CAPO: di questa nave medesima, e precisamente tra
il Cappellone dei SS.Innocenti e l’Altare della Santissima Vergine Addolorata,
per una porta si va in sagrestia. Innanzi alla sagrestia, per una scala si sale
alle stanze canonicali fabbricate e servite un tempo ai Padri di S. Benedetto
ecc.. Non possiamo più dubitare della posizione del monastero. Era a sinistra,
della Chiesa. E il Volume XXII, pag. 215 lo descriveva a levante, e a sinistra
lo pone anche l’inventario 1765.
Segue ampia e
particolareggiata descrizione, la quale ha servito di guida all’Ing.
G.Chiuccarelli per la sua ricostruzione, che gentilmente ci ha permesso qui
pubblicare: del che sentitamente lo ringraziamo.
NAVE DESTRA
A CAPO: vi è una porta grande e principale della
Chiesa, ornata di marmi lavorati ad intagli di scelta manifattura.
“Sopra la medesima vi è un cappellone coll’altare
dedicato a Gesù Cristo Crocifisso; sotto la descritta porta vi è l’altare di S.
Gregorio; sotto il medesimo ve n’è un altro detto di S. Filippo.
Trascrivendo le osservazioni di un nostro cronista
dei primi dell’ottocento, particolarmente riguardo alla Torre:
“Pietro abate fabbricò il Castello ed in esso un
oratorio o chiesa in cui fu sepolto e la sua torre non era che un antico
baluardo, nella cui parte inferiore vi era una cappella in cui riposavano le
Sacre Reliquie di S.Vittoria. Probabilmente questo era l’oratorio fabbricato
dall’abate Pietro, poiché in detta torre o baluardo, nella parte superiore vi
era il Coro, l’organo e l’altare maggiore: e ciò durò sino al principio del
secolo scorso, quando si cambiò aspetto alla Chiesa, e detto baluardo che prima
era, diremo, principio, poi era sul fine, e il coro e l’altare maggiore fu
trasferito in quella parte della chiesa antica che ancora rimane ridotta in una
chiesuola detta della Resurrezione”.
Il che concorda con quanto lo Schuster scrive a
proposito dell’oratorio e della torre di Farfa:
“Non è molto che abbiamo potuto riconoscere questo
famoso oratorio, nell’interno stesso del campanile di Farfa: un torrione
quadrato e massiccio. Esso è diviso in due piani con una volta a crociera:
l’inferiore comunica col presbiterio della Basilica per mezzo di un
cripto-portico, venendo quasi a formare una cripta sotto un primo oratorio
eretto nel piano superiore”.
Il nostro cronista dice altrove:-
“Sopra la detta Cappella di S.Vittoria vi era
anticamente l’altare maggiore, a cui si saliva dalla Chiesa per mezzo di due
scale poste lateralmente”: ci richiama la cella di S.Maria in Pede Clentis, che
tante relazioni ebbe con Farfa e con S.Vittoria. e ci fa pensare che in origine
un’unica entrata era nella Torre, da cui si passava al Presbiterio e alla
Chiesa, e al monastero. Pietro aveva costruito un castello monastero di difesa
per quei tempi di invasioni barbariche.
Troviamo nel testamento di Anselmo da Smerillo,
ben noto ai suoi tempi, steso il 2 luglio 1276 a fianco del suo letto,
ove giaceva ormai infermo di corpo ma sano di mente, e disposto a deporre la
preda, che lascia “cento soldi volterai per le mura della Chiesa di S.
Vittoria” pro muris ecclesiae Sanctae Victoriae.
Non si sarà di quei tempi elevato il “Cappellone”
che ancor oggi rimane, e aperta quella “porta principale adorna di marmi” sulla
nave destra, di cui si è parlato?
Nel 1368 gli si sarebbe addossato il cappellone
degli Innocenti, e del Crocifisso…nel secolo XIV altari e cappelle a diecine,
dentro e fuori “…talché cambiò l’antica sua figura”, come conclude il cronista
del miscellanea XX.
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