Fermo
li 30 giugno 1792. l’Arcivescovo di Fermo così scrive nella sua
lettera di istanza:
Eminentissimo
e Reverendissimo Pre Colendissimo,
la
rispettosa istanza, che a pié dell’Augusto Trono è stata inviata
al Santo Padre dal Priore e dai Canonici di Santa Vittoria, terra di
questa mia Diocesi, onde vedere innalzata la loro chiesa Collegiata
in Basilica Minore, non può da me essere considerata se non in
aspetto favorevole, siccome tendente al maggior culto ed alla
maggiore onorificenza di una Chiesa che fra le altre della stessa mia
Diocesi si è sempre contraddistinta con le più rimarchevoli
prerogative. Essendo di origine antichissima, sin dai primi lustri
del secolo X, possiede essa il Corpo di S. Vittoria Vergine e Martire
Romana, il di cui nome per le grazie e miracoli, che tutto dì
ricevono i popoli anche lontani, è stato donato alla terra stessa,
che come Protettrice l’onora in un nuovo Tempio pregevolissimo per
la sua eleganza, e per la sua magnificenza.
Non
solo nella terra di S. Vittoria, ma in più altre ancora della
Provincia ha esercitato questa Chiesa il Diritto di erigere Chiese ed
Ospedali, di conferire, istituire, e visitare parrocchie, Canonicati
e Benefici, non che di giudicare le cause Ecclesiastiche e
Beneficiali sino a quando è stata governata da Monaci Benedettini
dipendenti allora dal celebre Monastero di Farfa: onde fu che di
siffatte preminenze acquistasse essa il titolo di Cattedrale, siccome
leggesi in qualche Pergamena conservata tuttora nel suo Archivio.
Nell’erezione che ne fu fatta in Collegiata non perdè essa punto
del suo lustro, avendo a Lei la Santa Memoria di Urbano VIII serbate
intatte le onorificenze e i privilegi tutti quanti che da Lei si
godevano nello stato di Chiesa Regolare: e se quel Capitolo non ha
goduto il jus quasi episcopale che avevano i Monaci di S. Benedetto
reggendo quella Chiesa, ha però continuato ad esigere gli antichi
canoni da quaranta e più fra Chiese e Benefici: altri posti nella
Diocesi Fermana, altri nell’Ascolana ed altri in quella di
Montalto, sino al punto che la Chiesa stessa, di smembrata dalla
Giurisdizione Farfense, fu assoggettata a quella dell’Arcivescovo
di Fermo dall’Immortale Pontefice Benedetto XIV, e vi sono ancora i
beneficiati e Mansionari di suo patronato eretti nella sua Chiesa
Collegiata; senza che io dica della Matricità troppo cospicua e
dell’antichissimo suo diritto di precedere ad ogni altra Chiesa del
luogo.
Oltre
a ciò la terra di S. Vittoria è una delle più ampie, più ben
fatte e cospicue della mia Diocesi. I soi cittadini vivono con decoro
ed il solo esercizio dei primi gradi di onore di quella Magistratura
ha fatto prova di una Nobiltà bastante per l’ammissione all’Ordine
Equestre dei Santi Maurizio e Lazzaro. La sua popolazione è
sufficientemente numerosa, né manca d’artieri e fondachi, né di
Monasteri d’Istituto Regolare, dacché ne ha cinque, compresi due
di Monache.
Come
che per altro sia meritevole per tanti riguardi la Chiesa di Santa
Vittoria di venir decorata del Titolo di Basilica Minore, nonostante
è giusta cosa, che una tale onorificenza le si accresca senza
discapito, anzi salva in ogni sua parte la giurisdizione che ha sulla
Medesima l’Arcivescovo di Fermo, ed al Clero Urbano di ogni atto,
che dovessero venire insieme.
Stante
ciò neppure io dissento, che il Priore e canonici della Detta Chiesa
sian graziati dell’Indulto, del Zucchetto con maniche, e mozzetta
di seta pavonazza nella guisa che da essi s’implora dalla clemenza
del S. Padre.
Nel
momoriale che riverentemente ritorno, nel punto che pieno di
rispetto, e di ossequio profondo mi inchino umilissimamente.
Di
Vostra Eminenza
Nessun commento:
Posta un commento